– 50 km di nuoto continuativo in pieno oceano Indiano
– 23 ore no-stop
– 25.364 numero complessivo di bracciate
– 2.4 km orari di media
– 7 componenti squadra appoggio + 3 equipaggio barca
– 26°C temperatura media dell’acqua
– 20:30 ora ingresso in acqua
– 19:30 ora chiusura della traversata

Ancora pochi numeri per descrivere un pezzo della mia vita, un pezzo durato poche ore capace però di regalarmi emozioni davvero difficili da descrivere.

In questa nuova pagina cercherò di trasmettere alcune emozioni vissute ma prima voglio riportare i messaggi che ogni componente mi ha scritto su queste 23 ore passate insieme in pieno oceano… doveroso verso un team così preparato quanto meraviglioso!

 

Andrea Cossu – il cameraman: “50/50. Non ci possono essere certezze se si affronta una sfida del genere. Puoi preparare il fisico e la logistica al meglio, ma il mare non è prevedibile e non puoi sapere come potrai reagire alle sorprese che ti riserva: mare grosso in partenza, nell’oscurità, meduse ultra urticanti in faccia, ancora ondoni appena scende il sole… ma Danilo ce l’ha fatta, impressionante!”

Marco Bellino – preparatore nuoto: “Descrivere l’impresa compiuta da Danilo, visti i suoi limiti tecnici nel nuotare, non può che partire dall’aggettivo Superlativo. Se ci aggiungiamo che ha fatto l’impresa non seguendo la programmazione degli allenamenti (soprattutto il non nuotare la settimana prima della prova) per problemi organizzativi, l’aggettivo diventa Titanico. Per quanto mi riguarda è stata un’avventura incredibile sia dal punto di vista fisico (la barca non fa davvero per me) che emozionale.”

Nicole Chinellato – infermiera: “Arrivare alla spiaggia di sera, vedere tramontare il sole e nascere milioni di stelle. La preparazione, la discesa in acqua… poi il buio e il mare agitato, la fatica che pian piano si vede crescere nella squadra. L’impresa sta andando avanti nonostante tutto. Poi gli ultimi chilometri, di nuovo, il buio e lo sfinimento. Emozioni grandi e forti che solo un’avventura come questa ti può offrire, che non si possono descrivere.”

Andrea Gigante – medico rianimatore: “Un contatto passato da un collega, qualche telefonata con Danilo per organizzare la traversata, un po’ di messaggi con il resto del team per capire meglio… e si parte… materiale medico pronto, farmaci, monitor e tutto il necessario per un primo soccorso nello zaino. Poi ti ritrovi in mezzo all’oceano Indiano, di notte, Danilo tra i due kayak di supporto, a tratti non li vedo nascosti dalle onde e le certezze crollano, la paura si fa sentire. Solo il sole che sorge e il caldo riesce a migliorare l’umore, ricominciano le battute, Danilo scherza durante le pausa… e li capisco che è fatta, mancano ancora parecchi chilometri ma una certezza inizia a radicarsi dentro… ultimi metri, il buio e le onde grosse ci hanno sorpreso ancora ma il GPS segna la fine, si può salire in barca… è fatta!!! Grazie Danilo e grazie a tutto il gruppo… ora vi seguirò da casa, in bocca al lupo per il resto dell’avventura.”

Claudio Massarutto – kayaker 1: “Partire e arrivare al buio, passare dalla tensione delle prime pagaiate all’adrenalina degli ultimi chilometri in un contesto spettacolare in cui il nemico più temibile è dentro la propria testa.”

Davide Gardini – kayaker 2: “Le emozioni sono state tante, dal conoscere posti e culture a me completamente sconosciute fino all’avere paure e sconforti in mezzo all’immensità dell’oceano che però venivano subito superate dall’euforia creata vedendo scenari meravigliosi. Ora che è finito, quello he mi resterà per sempre è la felicità di aver partecipato ed assistito ad un’impresa fantastica ed aver conosciuto un team di persone davvero fantastiche!”

Lorenzo Santin – fotografo: “Una giornata lunga, con un alternarsi di momenti intensi e di lunghe attese. Un bel gruppo, compresi i locali (barca). Comunque forza Danilo. Avanti fino alla fine.

 

Erano le ore 18.00 di questo 5 Ottobre quando un furgone con a bordo l’intera squadra, tutti i nostri materiali e i due kayak, ci ha lasciati sulla spiaggia davanti ad un oceano placido e all’apparenza senza onde grosse.
Mi sono da subito isolato, lontano da tutti a ricercare quella concentrazione che mi sarebbe servita per affrontare una prova tanto difficile quanto pericolosa.
Stretching, meditazione e concentrazione… cercavo di far convergere tutti i pensieri sulla prova, nulla poteva essere lasciato al caso, nulla!
Nel frattempo il resto della squadra si preparava, ognuno con il proprio compito.
Alle 18:30 il sole in pochi minuti è sceso lasciando spazio alla notte buia e ventosa.
Ore 20:00 un barchino sganciato dalla barca d’appoggio ormeggiata ad oltre un chilometro dalla riva (causa pericoli di fondale – reef), guidato dal comandate sudafricano Erik, un gran professionista del mare, è venuto in più passaggi a recuperare noi e l’intero equipaggiamento.
Io sono stato l’ultimo a lasciare la spiaggia dopo un abbraccio forte e sincero con Pandu, nostro contatto su Zanzibar, commosso da questa mia pericolosa nuotata.

Raggiunta la barca appoggio e dopo aver consultato mappa e GPS nautici con il comandante… il gran momento: alle ore 20:30 il tuffo nel blu sotto un cielo ripieno di stelle luminosissime.

Alta la tensione che ho avuto in quel momento andata via via a smorzarsi dopo le prime bracciate.
Scortato dai due kayak guidati con grande professionalità da Claudio e Davide è così iniziata la mia lunga traversata.

Il sole è salito rapidamente alle ore 06:00 portando un calo del vento e del moto ondoso ma fino a quel momento è stata impegnativa per me e per tutta la squadra. Onde alte che infrangevano pur essendo in pieno oceano, il buio che impediva di vedere qualsiasi cosa, la costante preoccupazione di un attacco di squalo, dal nero assoluto di un fondale invisibile. Bracciata dopo bracciata ora dopo ora anche il sole arriva… e così è stato.
Le ore nuotate alla luce del giorno sono state meno impegnative dal punto di vista psicologico ma impegnative dal punto di vista fisico per il sole cocente, le correnti a tratti contrarie, la fatica e le innumerevoli abrasioni, finite poi in carne viva su svariate parti del corpo.
Quasi tutta la squadra ha avuto problemi di mal di mare rendendo queste 23 ore ancora più impegnative.
La parte più difficile è giunta gli ultimi 5 chilometri nuotati nuovamente al buio ma con un mare molto agitato, aggressivo, onde alte svariati metri che mi si infrangevano addosso, togliendomi il respiro, rendendo impossibile al kayak portato da Claudio di starmi vicino per garantirmi quel minimo di sicurezza con l’antenna anti-squalo. Fisicamente ero esausto, avevo dolori molto forti, la barca lontana per motivi di sicurezza, mi sentivo in balia della Natura, così estrema da farmi tremare facendomi sentire totalmente impotente davanti a tutto ciò. Sballottato di qua e di là senza controllo, guardando dentro me stesso… ho deciso di spingere ancora. Sentivo la testa bollente che mi scoppiava, tremavo, non vedevo nulla, il vento era così forte da togliermi il fiato, l’oceano non mi stava dando tregua, in quel momento mi sono sentito “solo” ma non ho voluto mollare, ho stretto i denti malgrado fossi finito nella morsa della paura, la stessa paura che quel tanto temuto squalo giungesse veloce e silenzioso dagli oscuri fondali, aggredendomi tirandomi sotto con lui. Con la paura in gola e una forza di volontà senza pari, ho continuato fino a che… ho raggiunto la barca, dove ho così concluso questa lunga, impegnativa e difficile nuotata.
Appena uscito dall’acqua dopo le tante ore in orizzontale ho vissuto momenti di seria difficoltà: un episodio pre-sincopale, crisi di iperventilazione nel tentativo di compenso dell’acidosi, vomito, brivido scuotente da shock termico… ma grazie alla prontezza di Andrea e Nicole sono in breve tornato in careggiata… è stato un attimo in cui seriamente credevo di morire per arresto cardiaco. Nella mente continuavo a dirmi: “respira con calma, un respiro per volta, concentrati Danilo dai cazzo, concentrati”. Ma la crisi è stata più forte della mia mente, ho solo potuto attendere che quei momenti così brutti finissero il prima possibile.

Ora ci troviamo in un caratteristico resort fronte mare, io che mi curo le ferite per poter continuare quest’avventura, gli altri che riposano dopo il lungo lavoro.

“Alla fine però, ciò che ricordo, l’emozione più magica provata è arrivata da quell’infinità di stelle che brillavano nel cielo terso e che potevo ammirare tra una bracciata e l’altra”.

Un grazie dal cuore a tutta la squadra, siete stati eccezionali!

E l’avventura continua…

A presto,
Danilo

 

6 commenti su “Giorno 4 – AFRICA EXTREME 2015

  • natascia ha detto:

    Ancora complimenti…la cosa più bella del tuo racconto è che nonostante la fatica ,la stanchezza e la paura sei riuscito a vedere le cose belle le stelle che ti illuminava no e ti proteggevano!!eravamo tutti in ansia quel giorno,ad aspettare il nostro è vero campione Danilo che ci comunicarsi con grandissima gioia…C’È L HO FATTA!!!e penso che un complimento vada anche al tuo team che ti ha aiutato sempre soprattutto nei momenti più difficili!!!!!buona guarigione e buon riposo e a presto con la nuova avventura!!!un abbraccio forte e un bacione Naty e Bocia!

  • marinella ha detto:

    grandissima prova di coraggio e volonta’ quello che aspettavi da te stesso

  • Luca ha detto:

    Pensavo che questa impresa fosse meno impegnativa,leggendo il tuo resoconto mi devo ricredere.
    Complimenti per la tua forza e la tua determinazione.
    Ora avanti con le prossime .
    Luca da Prato

  • Danilo ha detto:

    Grazie Natascia, bello il tuo collegamento delle stelle con voi .. grazie di cuore

  • Danilo ha detto:

    Grazie Marinella

  • Danilo ha detto:

    Eh è stata pesante forse più delle aspettative anche a causa delle impegnative condizioni dell’oceano

  • I commenti sono chiusi.

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