AFRICA EXTREME 2015: ALLE FALDE DEL KILIMANJARO

Kilimanjaro National Park, Tanzania – 6 novembre. E adesso il Kilimanjaro. Quella che sembrava un’impresa impossibile, ovvero portare a termine 27 maratone in 27 giorni dopo aver nuotato 50 chilometri tra le onde infide dell’Oceano Indiano, si è trasformata invece in un nuovo, grande successo per Danilo Callegari, l’alpinista-esploratore friulano che ora si appresta all’ultima, decisiva frazione di ‘Africa Extreme 2015’, ovvero la scalata e discesa in 24 ore del Kilimanjaro senza ausilio di ossigeno e campi intermedi.

Sono state 27 maratone terribili quelle corse da Callegari, ricche di colpi di scena e difficoltà, che l’hanno portato a coprire nel tempo previsto i circa 1200 chilometri di savana, foreste e altipiani che lo separavano dall’approdo sulle spiagge della Tanzania fino alle falde del Kilimanjaro. Milleduecento chilometri di caldo torrido, piogge torrenziali e fango, affiancando il Manyara National Park e il Serengeti fino al tanto atteso Kilimanjaro National Park.

“A parte i problemi fisici che mi hanno accompagnato per gran parte della corsa, tutto il resto è stato solamente un cocktail di adrenalina, emozioni, felicità, incredulità, fascino e strizza” racconta Callegari dal campo base. “Ho avuto momenti difficili per l’accumulo di stanchezza che giorno dopo giorno mi ha indebolito le difese immunitarie, causandomi forti tendiniti che non mi facevano dormire di notte. Mi sono inginocchiato in più occasioni davanti al dolore, ma ho deciso di rialzarmi perché nessun dolore potrà mai superare la forza di volontà nel non voler mollare mai. La ricerca del limite estremo è spesso un gioco che si incastra tra la vita e la morte, ma che ti fa sentire maledettamente vivo.”

Ora Danilo dovrà affrontare i 5.895 metri della più alta vetta africana, una salita che Callegari inizierà tra pochi giorni, non appena avrà smaltito le tremende fatiche delle 27 maratone consecutive percorse nelle ultime settimane.

“I grandi successi sono sempre frutto di team composti da persone straordinarie” confessa l’alpinista friulano. “Adesso, terminate le maratone, mi separerò da Yusuph e Dickson, i miei driver, guide e cuoco sempre pronti e disponibili a soddisfare le mie esigenze con un sorriso sulle labbra. Un grazie particolare va a “Viaggia con Carlo” e “eTripAfrica”, partner in “Africa Extreme”, che mi hanno fornito un’organizzazione logistica veramente impeccabile in un luogo di incredibile bellezza, dove, tra piste sabbiose, vaste savane e villaggi sperduti, ho conosciuto un popolo straordinario che ad ogni saluto mi ha sempre regalato un ampio sorriso”.

 

CONCLUSIONE – 27 MARATONE

Chilometri corsi per giorno: 42,195
Totale chilometri corsi: 1.139,265
Quota massima raggiunta: 2.100
Ascesa totale complessiva in metri: 13.652

Inizio questa pagina di diario riassuntiva le 27 maratone scusandomi con tutti voi per non essere riuscito ad aggiornare prima d’ora questo diario di viaggio.
Purtroppo in tutti questi giorni non ho mai avuto una connessione internet tale da permettere l’aggiornamento.

Sono quindi passati ventisette giorni da quando ho lasciato l’oceano Indiano per l’arida e calda terraferma. Il distacco non è stato solo di natura ambientale ma anche personale in quanto cinque componenti del team: Nicole, Andrea G., Marco, Claudio e Davide, sono rientrati in Italia un paio di giorni prima che io partissi per la seconda fase di quest’avventura, in quanto la loro presenza era stata calcolata solo per la parte a nuoto. Ammetto che, una prova così impegnativa, ci ha fatto legare molto sentendo maggiormente il vuoto lasciato non appena ci hanno salutati. Sono però rimasto in compagnia di Lorenzo e Andrea C. (fotografo e cameraman). Ma la squadra si è presto ampliata nuovamente con i due “locali” originari di Arusha: il nostro autista e guida Yusuph e il cuoco Dickson. Due personaggi incredibili, precisi, da subito molto disponibili alle mie, spesso, difficili esigenze ed estremamente simpatici.
Iniziare a correre a piedi dopo aver nuotato 50km no-stop, non è stata cosa facile. Alla fine della prima maratona, avevo tanto acido lattico da faticare a compiere anche il più piccolo movimento. Questo problema è derivato in buona parte dall’acidosi scoppiata appena salito in barca alla fine della traversata. Per le successive due maratone ho convissuto con problemi muscolari che non decidevano ad andarsene. Correre per molti chilometri con forti crampi diffusi, inevitabilmente costringe il corpo a muoversi in modo “non naturale” facendo così modificare il movimento, scatenando di conseguenza altre problematiche.
Quando i muscoli iniziavano ad abituarsi al movimento e allo sforzo, si sono presentate infiammazioni e tendiniti diffuse in più parti.
L’apertura alle tendiniti è iniziata sotto la pianta del piede per svilupparsi poi a catena dalle anche, alle fasce laterali su entrambe le ginocchia, per spostarsi successivamente a dolori intensi ad entrambe le caviglie, spesso fortunatamente, in modo alternato.
I dolori sono stati indubbiamente molti e mi hanno accompagnato per tutti questi 27 giorni appena passati ma, c’è dell’altro, tanto altro…
Se ripenso a tutte le avventure che ho vissuto fino ad oggi, esplorando i più particolari territori di questo nostro bellissimo Pianeta, mi sento di poter inserire la Tanzania tra i luoghi più affascianti e spettacolari che abbia mai visto. La popolazione è incredibilmente gentile, educata, mai invadente, a tratti diffidente ma sempre con quello splendido sorriso stampato sul volto. La Natura è una miscela eterogenea di colori, rumori, suoni, profumi e odori che lascerebbe chiunque inevitabilmente a bocca aperta.
Ho attraversato correndo una buona porzione di quest’angolo dell’Africa centrale riempiendomi gli occhi di visioni quasi surreali. Ho corso a fianco a gruppi di zebre, ho osservato silenziosamente eleganti giraffe mimetizzate perfettamente nel loro ambiente naturale, su isolate piste disperse nel mezzo di una savana totalmente selvaggia ho avuto l’onore (e anche una buona dose di “strizza”!!!) di ascoltare il ruggito di leoni solitari, in alcune lunghe discese ho corso in compagnia di bizzarri babbuini, una grande fortuna mi ha fatto incontrare nel mio cammino un elefante con i suoi due piccoli al seguito… la lista sarebbe ancora lunga ma non volendo annoiarvi oltre preferisco fermarmi qui.
Se ripenso a quanto variegato è stato il territorio esplorato, rimango basito. Ogni due o tre maratone l’ambiente cambiava, dall’umida e caotica zona costiera, alle ampie e piovose pianure, dalla regione dei vasti e caldi altipiani alle impervie zone montuose… e ancora savana, foreste, grandi laghi… vento, pioggia, caldo, freddo, temporali… sono passato da quota 0 metri slm a quota massima 2.100 metri slm e nel mezzo un continuo alternarsi di lunghe salite e ripide discese.
Ora cercherò di trasmettervi gli ultimi giorni passati correndo e con quell’ossessionante 42,195km che aspettavo di leggere sul mio orologio.
Fino a quattro maratone dalla fine ero giunto in discrete condizioni fisiche e con una sempre più forte carica psicologica. Vedevo la meta sempre più vicina e oramai quasi facilmente raggiungibile fino a quel fatidico trentaseiesimo chilometro della 23esima maratona quando, un movimento, probabilmente troppo brusco, mi ha provocato un trauma muscolare al quadricipite sinistro “rompendo” tutti gli equilibri fisici che, con grandi sacrifici, mi ero costruito fino a quel momento. Questo scompenso mi ha inevitabilmente costretto ad allungare i tempi di percorrenza rendendo le ultime giornate snervati e molto impegnative, scatenando altre tendiniti, vesciche e forti dolori ai piedi.
Erano i giorni dove ho corso accanto ai più grandi e conosciuti parchi naturali della Terra dal Ngorongoro al Serengeti, luoghi incantevoli capaci di regalare lacrime di reale commozione a fronte di certi scenari conosciuti da molti grazie a tv e web ma dal vivo è un’altra cosa, tutt’altra cosa!

Purtroppo non è così facile, per non dire impossibile, riassumere ventisette giorni rimanendo conciso, anche perché ogni giorno era ricco di cose nuove, innumerevoli avventure dentro un’unica grande avventura.
Ma così come è giunta la conclusione di questa pagina di diario, è giunta pure la fine di questo lungo ciclo di maratone. Vi sto infatti scrivendo ancora con i vestiti da corsa indossati, perché meritate un aggiornamento in tempo reale.
L’arrivo è avvenuto oggi 6 novembre alle ore 3:07pm alle pendici del Kilimanjaro, sotto un cielo grigio e cupo. La grande montagna non si è fatta nemmeno vedere, si fa attendere, ma è giusto così, c’è tempo. Intanto mi godo questo (per me) grande risultato appena ottenuto e per i prossimi otto giorni cercherò di rimettermi al meglio per affrontare, nelle migliori condizioni fisiche e mentali, la lunga ed impegnativa ascesa al tetto d’Africa, numero tre delle mie 7SUMMITS.
Per scelta non cerco di descrivere le fortissime emozioni provate oggi quando ho pigiato il tasto “stop” sull’orologio che mi ha accompagnato per oltre mille chilometri, semplicemente perché non ne sono capace… troppo forti, troppo uniche, troppo intime.

Sicuramente le foto che trovate qui sotto sapranno regalare più onore rispetto a queste mie parole.
Un grazie sentito a sincero a tutti voi, ci riaggiorniamo tra pochi giorni per il terzo ed ultimo importante appuntamento: la salita e discesa no-stop continuativa del Kilimanjaro.

Un forte abbraccio,
Danilo

(foto by www.lorenzofrancosantin.com)

AFRICA EXTREME 2015: LE PRIME IMPRESSIONI DI CALLEGARI DOPO I 50 KM DI NUOTO

BAGAMOJO – TANZANIA, 8 ottobre 2015 – Si è concluso con successo il primo step di Africa Extreme 2015, che ha visto il wild iron man friulano Danilo Callegari percorrere 50 km a nuoto nell’Oceano Indiano in 23 ore non stop.

Partito da Zanzibar alle 20.30 (ora locale) è approdato non senza fatica sulle coste della Tanzania (Bagamojo) alle 19.30 circa (ora locale).

A rendere ancora più ardua l’impresa sono state le ore di nuoto al buio, con il mare molto agitato che faceva scarrocciare Callegari ad ogni bracciata. Il mare mosso ha costretto inoltre la barca e il kayak d’appoggio a tenersi a grande distanza dall’atleta aumentando così il rischio di avvicinamento da parte di squali. Il kayak era infatti munito delle antenne antisqualo ma con un raggio d’azione molto limitato.

“Ero quindi ‘solo’ in preda alla paura ma con la voglia di non mollare. Bracciata dopo bracciata i dolori muscolari sembravano sparire sotto l’effetto dell’adrenalina, così come le innumerevoli abrasioni in carne viva su svariate parti del corpo. Avevo paura sì, tanta paura…” queste le prime parole di Danilo Callegari che ancora adesso trema al pensiero costante che l’ha tenuto sveglio negli ultimi mesi: “L’immagine di quell’animale silenzioso e potente che risale rapido dall’invisibile fondale di un mare nero e che con rapidità mi afferra portandomi giù con le sue potenti fauci non mi ha abbandonato per tutta la traversata”.

Il momento di crisi psicologica più profonda è stata negli ultimi 5 km, i più difficili e impegnativi di tutte le imprese cha Danilo ha mai compiuto: sovrastato ormai dalla stanchezza solo l’aspetto mentale, la concentrazione e la respirazione e il pensiero che erano gli ultimi km lo hanno letteralmente portato a braccetto verso la costa tanzaniana.

A livello fisico, a parte l’incontro-scontro con una medusa che si è appoggiata al volto di Danilo ma che non ha causato gravi danni fisici, il momento più critico è stato nell’uscita dall’acqua. Dopo tante ore immerso in posizione orizzontale, Danilo ha subito un episodio pre-sincopale con crisi di iperventilazione nel tentativo di compensare l’acidosi con episodi di vomito, brividi e convulsioni dovuti allo shock termico. Soccorso prontamente da Andrea Gigante, medico rianimatore e da Nicole Chinellato, infermiera, ha ripreso le forze nel giro di poco tempo.

“Mi sento di poter dire che questa volta, più di altre, ho spostato in là i miei limiti fisici e mentali tenendo a giusta distanza “quello squalo” che risiede dentro ognuno di noi”, ha dichiarato infine Callegari.
Adesso, dopo qualche giorno di scarico e di riposo, Danilo Callegari comincerà la sua traversata della savana di corsa percorrendo 1.200 chilometri in 27 giorni, con una maratona al giorno. Raggiunte le pendici del Kilimanjaro (1.600 mt) salirà da un versante fino alla vetta (5.895 mt) senza l’ausilio di campi intermedi e ossigeno, per poi ridiscendere dall’altro versante, il tutto entro il tempo-limite delle 24 ore.

 

Giorno 4 – AFRICA EXTREME 2015

– 50 km di nuoto continuativo in pieno oceano Indiano
– 23 ore no-stop
– 25.364 numero complessivo di bracciate
– 2.4 km orari di media
– 7 componenti squadra appoggio + 3 equipaggio barca
– 26°C temperatura media dell’acqua
– 20:30 ora ingresso in acqua
– 19:30 ora chiusura della traversata

Ancora pochi numeri per descrivere un pezzo della mia vita, un pezzo durato poche ore capace però di regalarmi emozioni davvero difficili da descrivere.

In questa nuova pagina cercherò di trasmettere alcune emozioni vissute ma prima voglio riportare i messaggi che ogni componente mi ha scritto su queste 23 ore passate insieme in pieno oceano… doveroso verso un team così preparato quanto meraviglioso!

 

Andrea Cossu – il cameraman: “50/50. Non ci possono essere certezze se si affronta una sfida del genere. Puoi preparare il fisico e la logistica al meglio, ma il mare non è prevedibile e non puoi sapere come potrai reagire alle sorprese che ti riserva: mare grosso in partenza, nell’oscurità, meduse ultra urticanti in faccia, ancora ondoni appena scende il sole… ma Danilo ce l’ha fatta, impressionante!”

Marco Bellino – preparatore nuoto: “Descrivere l’impresa compiuta da Danilo, visti i suoi limiti tecnici nel nuotare, non può che partire dall’aggettivo Superlativo. Se ci aggiungiamo che ha fatto l’impresa non seguendo la programmazione degli allenamenti (soprattutto il non nuotare la settimana prima della prova) per problemi organizzativi, l’aggettivo diventa Titanico. Per quanto mi riguarda è stata un’avventura incredibile sia dal punto di vista fisico (la barca non fa davvero per me) che emozionale.”

Nicole Chinellato – infermiera: “Arrivare alla spiaggia di sera, vedere tramontare il sole e nascere milioni di stelle. La preparazione, la discesa in acqua… poi il buio e il mare agitato, la fatica che pian piano si vede crescere nella squadra. L’impresa sta andando avanti nonostante tutto. Poi gli ultimi chilometri, di nuovo, il buio e lo sfinimento. Emozioni grandi e forti che solo un’avventura come questa ti può offrire, che non si possono descrivere.”

Andrea Gigante – medico rianimatore: “Un contatto passato da un collega, qualche telefonata con Danilo per organizzare la traversata, un po’ di messaggi con il resto del team per capire meglio… e si parte… materiale medico pronto, farmaci, monitor e tutto il necessario per un primo soccorso nello zaino. Poi ti ritrovi in mezzo all’oceano Indiano, di notte, Danilo tra i due kayak di supporto, a tratti non li vedo nascosti dalle onde e le certezze crollano, la paura si fa sentire. Solo il sole che sorge e il caldo riesce a migliorare l’umore, ricominciano le battute, Danilo scherza durante le pausa… e li capisco che è fatta, mancano ancora parecchi chilometri ma una certezza inizia a radicarsi dentro… ultimi metri, il buio e le onde grosse ci hanno sorpreso ancora ma il GPS segna la fine, si può salire in barca… è fatta!!! Grazie Danilo e grazie a tutto il gruppo… ora vi seguirò da casa, in bocca al lupo per il resto dell’avventura.”

Claudio Massarutto – kayaker 1: “Partire e arrivare al buio, passare dalla tensione delle prime pagaiate all’adrenalina degli ultimi chilometri in un contesto spettacolare in cui il nemico più temibile è dentro la propria testa.”

Davide Gardini – kayaker 2: “Le emozioni sono state tante, dal conoscere posti e culture a me completamente sconosciute fino all’avere paure e sconforti in mezzo all’immensità dell’oceano che però venivano subito superate dall’euforia creata vedendo scenari meravigliosi. Ora che è finito, quello he mi resterà per sempre è la felicità di aver partecipato ed assistito ad un’impresa fantastica ed aver conosciuto un team di persone davvero fantastiche!”

Lorenzo Santin – fotografo: “Una giornata lunga, con un alternarsi di momenti intensi e di lunghe attese. Un bel gruppo, compresi i locali (barca). Comunque forza Danilo. Avanti fino alla fine.

 

Erano le ore 18.00 di questo 5 Ottobre quando un furgone con a bordo l’intera squadra, tutti i nostri materiali e i due kayak, ci ha lasciati sulla spiaggia davanti ad un oceano placido e all’apparenza senza onde grosse.
Mi sono da subito isolato, lontano da tutti a ricercare quella concentrazione che mi sarebbe servita per affrontare una prova tanto difficile quanto pericolosa.
Stretching, meditazione e concentrazione… cercavo di far convergere tutti i pensieri sulla prova, nulla poteva essere lasciato al caso, nulla!
Nel frattempo il resto della squadra si preparava, ognuno con il proprio compito.
Alle 18:30 il sole in pochi minuti è sceso lasciando spazio alla notte buia e ventosa.
Ore 20:00 un barchino sganciato dalla barca d’appoggio ormeggiata ad oltre un chilometro dalla riva (causa pericoli di fondale – reef), guidato dal comandate sudafricano Erik, un gran professionista del mare, è venuto in più passaggi a recuperare noi e l’intero equipaggiamento.
Io sono stato l’ultimo a lasciare la spiaggia dopo un abbraccio forte e sincero con Pandu, nostro contatto su Zanzibar, commosso da questa mia pericolosa nuotata.

Raggiunta la barca appoggio e dopo aver consultato mappa e GPS nautici con il comandante… il gran momento: alle ore 20:30 il tuffo nel blu sotto un cielo ripieno di stelle luminosissime.

Alta la tensione che ho avuto in quel momento andata via via a smorzarsi dopo le prime bracciate.
Scortato dai due kayak guidati con grande professionalità da Claudio e Davide è così iniziata la mia lunga traversata.

Il sole è salito rapidamente alle ore 06:00 portando un calo del vento e del moto ondoso ma fino a quel momento è stata impegnativa per me e per tutta la squadra. Onde alte che infrangevano pur essendo in pieno oceano, il buio che impediva di vedere qualsiasi cosa, la costante preoccupazione di un attacco di squalo, dal nero assoluto di un fondale invisibile. Bracciata dopo bracciata ora dopo ora anche il sole arriva… e così è stato.
Le ore nuotate alla luce del giorno sono state meno impegnative dal punto di vista psicologico ma impegnative dal punto di vista fisico per il sole cocente, le correnti a tratti contrarie, la fatica e le innumerevoli abrasioni, finite poi in carne viva su svariate parti del corpo.
Quasi tutta la squadra ha avuto problemi di mal di mare rendendo queste 23 ore ancora più impegnative.
La parte più difficile è giunta gli ultimi 5 chilometri nuotati nuovamente al buio ma con un mare molto agitato, aggressivo, onde alte svariati metri che mi si infrangevano addosso, togliendomi il respiro, rendendo impossibile al kayak portato da Claudio di starmi vicino per garantirmi quel minimo di sicurezza con l’antenna anti-squalo. Fisicamente ero esausto, avevo dolori molto forti, la barca lontana per motivi di sicurezza, mi sentivo in balia della Natura, così estrema da farmi tremare facendomi sentire totalmente impotente davanti a tutto ciò. Sballottato di qua e di là senza controllo, guardando dentro me stesso… ho deciso di spingere ancora. Sentivo la testa bollente che mi scoppiava, tremavo, non vedevo nulla, il vento era così forte da togliermi il fiato, l’oceano non mi stava dando tregua, in quel momento mi sono sentito “solo” ma non ho voluto mollare, ho stretto i denti malgrado fossi finito nella morsa della paura, la stessa paura che quel tanto temuto squalo giungesse veloce e silenzioso dagli oscuri fondali, aggredendomi tirandomi sotto con lui. Con la paura in gola e una forza di volontà senza pari, ho continuato fino a che… ho raggiunto la barca, dove ho così concluso questa lunga, impegnativa e difficile nuotata.
Appena uscito dall’acqua dopo le tante ore in orizzontale ho vissuto momenti di seria difficoltà: un episodio pre-sincopale, crisi di iperventilazione nel tentativo di compenso dell’acidosi, vomito, brivido scuotente da shock termico… ma grazie alla prontezza di Andrea e Nicole sono in breve tornato in careggiata… è stato un attimo in cui seriamente credevo di morire per arresto cardiaco. Nella mente continuavo a dirmi: “respira con calma, un respiro per volta, concentrati Danilo dai cazzo, concentrati”. Ma la crisi è stata più forte della mia mente, ho solo potuto attendere che quei momenti così brutti finissero il prima possibile.

Ora ci troviamo in un caratteristico resort fronte mare, io che mi curo le ferite per poter continuare quest’avventura, gli altri che riposano dopo il lungo lavoro.

“Alla fine però, ciò che ricordo, l’emozione più magica provata è arrivata da quell’infinità di stelle che brillavano nel cielo terso e che potevo ammirare tra una bracciata e l’altra”.

Un grazie dal cuore a tutta la squadra, siete stati eccezionali!

E l’avventura continua…

A presto,
Danilo

 

Giorno 1 – AFRICA EXTREME 2015

A tutti voi miei cari amici e sostenitori che oramai da anni seguite le mie avventure in giro per il mondo, apro questo diario di viaggio 2015 dall’isola di Zanzibar (Tanzania – Africa) dandovi il benvenuto e aprendo ufficialmente “AfricaExtreme2015”.
Quest’anno sono accompagnato da una squadra di professionisti che mi seguirà lungo la mia avventura… ora ve li presento:

Lorenzo Franco Santin – Fotografo
Andrea Cossu – Cameraman
Claudio Massarutto – Kayaker 1
Davide Gardini – Kayaker 2
Andrea Gigante – Medico Rianimatore
Nicole Chinellato – Infermiera
Marco Lorenzo Bellino – Preparatore Nuoto

Ora che ho presentato il mitico “TEAM” passo a raccontarvi in breve questi primi quattro giorni di viaggio.
Siamo decollati dall’aeroporto di Venezia in sette di noi raggiungendo in scalo l’aeroporto di Istanbul (Turchia) dove ci siamo riallacciati con l’ottavo componente (Marco Lorenzo Bellino decollato da Milano). Dalla Turchia abbiamo preso un secondo aereo che ci ha portati direttamente in Africa, in piena notte, precisamente a Dar es Salaam, in Tanzania.
Dopo alcune peripezie siamo riusciti ad imbarcarci su un aereo ad elica di piccole dimensioni e in circa mezz’ora è atterrato all’aeroporto di Zanzibar nella mattinata del tre ottobre.
Il mio contatto su Zanzibar ci ha accolto con un gran sorriso, nel mezzo di una tipica confusione di gente e auto, per portarci all’hotel designato come base di partenza.
Da subito quest’isola si è presentata, ventosa, a tratti umida, popolata da persone accoglienti e confusionarie.
La religione influisce su usanze e modi così come nel resto del mondo… in questo caso l’Islam si sente, forte. Il muezzin rompe il silenzio che si gode dagli alti tetti spiani facendoci respirare aria mediorientale. La magia di certe religioni mi porta a ricordi lontani, a luoghi remoti.
Riposati dopo le molte ore svegli, ci siamo dedicati al controllo materiali, la scelta dei kayak trovati sul posto, qualche giro per la città e per il mercato affollato dove l’aria è pregna di odori acri di carne e pesce, mescolati dal profumo di spezie.
Ora è giunto il momento per la concentrazione, tra poche ore, al calar del sole, entrerò in acqua per nuotare 50 km continuativi in pieno oceano collegando così l’Isola di Zanzibar alla città di Bagamoyo sulla costa africana della Tanzania.

Dopo un anno e mezzo di allenamenti, preparazione, ricerca e sudore è arrivato il momento di fare sul serio, di iniziare quest’importante avventura!

Se Natura, meteo, oceano, squali, sorte, fortuna, tenacia… mi permetteranno di completare questo primo ed impegnativo step, vi riaggiornerò direttamente dalla calda e umida costa africana. Sopravvivere è il primo obiettivo, uscire intero il secondo, portare a termine l’operazione il terzo.

Un saluto a tutti voi.

Con affetto,

Danilo

 

AFRICA EXTREME 2015: CONCLUSI I TEST PRE PARTENZA

  Pordenone, 4 settembre 2015 – Comincia il countdown per Danilo Callegari in vista della partenza per l’incredibile avventura di “Africa Extreme 2015”, che lo vedrà protagonista tra le acque dell’Oceano Indiano, la savana della Tanzania e le vette del Kilimanjaro da ottobre a dicembre.

Con il test della corsa, dove Callegari ha percorso circa 210,975 km con 5 maratone in 5 giorni, si sono conclusi i tre test di valutazione dello stato fisico e mentale del wild ironman friulano in preparazione alla grande partenza del 2 ottobre per il continente Africano.

Dopo il successo dei primi due test, il primo sui 20 km a nuoto (10,7 miglia) a Lignano Sabbiadoro, il secondo con la salita e discesa in meno di 24 ore del Monte Rosa con un dislivello da + 3.400 mt a – 3.400 mt, il test sulle maratone è stato indubbiamente il più duro e faticoso a causa dei numerosi  dislivelli  che  ha  dovuto  percorrere,  causandogli  una  dolorosa  infiammazione  al ginocchio.

“Questo test, per quanto faticoso e logorante, per me è stato un successo. Intanto perché mi sono immerso per 5 cinque giorni con anima e corpo in una Natura incontaminata, il mio habitat,” dichiara Danilo  Callegari  al rientro dalla foresta slovena di Kocevje. “E poi perché ho raccolto numerosi dati sul mio stato fisico e mentale che mi hanno schiarito ancora di più le idee. Ho testato moduli di corsa diversi, in base alla tipologia di percorso. E questo mi ha permesso di portare a casa la consapevolezza che ce la posso fare, anche perché in Africa mi aspetterà un percorso più pianeggiante, con un dislivello molto graduale e la mia mente sarà concentrata solo e soltanto sulla fatica e sulla meta da raggiungere: il Kilimanjaro”.

Ora è arrivato il momento di chiudersi in un “isolamento” propedeutico alla partenza, ma prima Danilo Callegari affronterà un impegno ben più rilassante: stasera sarà l’ospite d’eccezione della serata “AFRICA EXTREME OFFICIAL LAUNCH EVENT” nel contesto dell’iniziativa friulana FUORI TUTTI SUMMERSIDE – presso il ristorante “Al Baffo” di Roveredo in Piano (PN) – per presentare la sua prossima avventura a tutti gli amici. Durante la serata Danilo, grazie al suo sponsor “Viaggia con Carlo”, regalerà un viaggio trekking in Nepal.

‘Africa Extreme’ vedrà il wild iron man nuotare per 50 km nell’oceano Indiano da Zanzibar fino alla costa, da lì – attraverso la savana – percorrere una maratona al giorno per 27 giorni per raggiungere le pendici del Kilimanjaro che poi scalerà senza l’ausilio di campi intermedi, ossigeno e portatori fino a raggiungere la vetta per poi ridiscendere l’altro versante.

Proprio  per  affrontare  questa  sfida  al  limite  dell’impossibile  Callegari  ha  iniziato  da  mesi un’intensa  e  specifica  preparazione,  assistito  da  un’equipe  speciale  –  dal  dottor  Giulio  Roi, direttore del centro studi Isokinetic all’ex campione di nuoto Marco Bellino; dal nutrizionista Antonio Benetti al maestro di yoga indiano Raju Paithankache – che l’hanno portato ad affrontare questi primi test.

AFRICA EXTREME 2015: ULTIMO TEST PRIMA DELLA GRANDE PARTENZA

Postumia – SLO, 28 agosto 2015 – A poco più di un mese dalla partenza per l’incredibile avventura di “Africa Extreme 2015”, Danilo Callegari, l’alpinista esploratore friuliano, partirà oggi per la Slovenia per l’ultimo test, quello della corsa, in preparazione alla grande impresa che lo porterà il 2 ottobre nella selvaggia Africa.

Dopo il successo dei primi due test, il primo sui 20 km a nuoto (10,7 miglia) a Lignano Sabbiadoro, il secondo con la salita e discesa in meno di 24 ore del Monte Rosa con un dislivello da + 3.400 mt a – 3.400 mt, è la volta delle maratone in serie.

Con partenza da Postumia, nella Slovenia sud occidentale, dal 29 agosto al 2 settembre Callegari percorrerà 5 maratone in 5 giorni attraversando la spettacolare foresta di Kocevje passando per Masun, Sneznik, Grcarice, Kozarisce.

Giusto un assaggio di quello che dovrà affrontare nella sua prossima avventura, dove di maratone ne dovrà percorrere 27 in 27 giorni nella savana incontaminata della Tanzania.

Non a caso il test della corsa è stato lasciato per ultimo: “è il momento di rimanere da solo, concentrato su me stesso e sulla mia resistenza in un luogo selvaggio che mi faccia trovare la concentrazione e che mi prepari a quello che dovrò affrontare in Africa tra un mese”, dichiara Danilo Callegari spiegando così il motivo della scelta di correre all’interno della magica foresta della Slovenia.

‘Africa Extreme’ vedrà il wild iron man nuotare per 50 km nell’oceano Indiano da Zanzibar fino alla costa,  da  lì  –  attraverso  la  savana  –  percorrere  una  maratona  al  giorno  per  27  giorni  per raggiungere le pendici del Kilimanjaro che poi scalerà senza l’ausilio di campi intermedi, ossigeno e portatori fino a raggiungere la vetta per poi ridiscendere l’altro versante.

Proprio  per  affrontare  questa  sfida  al  limite  dell’impossibile  Callegari  ha  iniziato  da  mesi un’intensa  e  specifica  preparazione,  assistito  da  un’equipe  speciale  –  dal  dottor  Giulio  Roi, direttore del centro studi Isokinetic all’ex campione di nuoto Marco Bellino; dal nutrizionista Antonio Benetti al maestro di yoga indiano Raju Paithankache – che l’ha portato al test in acqua di Lignano, prima vera prova per verificare l’efficacia del lavoro svolto in questi mesi.

Conclusi i test, prima di chiudersi in un “isolamento” propedeutico alla partenza, Danilo Callegari parlerà della sua prossima avventura a tutti gli amici durante “AFRICA EXTREME OFFICIAL LAUNCH EVENT”, l’evento nel contesto del FUORI TUTTI SUMMERSIDE, che lo vedrà protagonista venerdì 4 settembre presso il ristorante “Al Baffo” di Roveredo in Piano – PN. Durante la serata Danilo, grazie al suo sponsor “Viaggia con Carlo”, regalerà un viaggio trekking in Nepal.

Danilo-in-corsa

AFRICA EXTREME 2015: ANCHE IL SECONDO TEST CHIUSO CON SUCCESSO

Gressoney, 31 luglio 2015 – Si chiude in 24 ore precise il secondo test, in alta quota, dell’alpinista esploratore Danilo Callegari in preparazione di “Africa Extreme 2015”, l’incredibile avventura che nel prossimo ottobre vedrà nuovamente protagonista il wild iron man friulano.

Dopo il primo test sui 20 km a nuoto (10,7 miglia) a Lignano Sabbiadoro, riuscito con grande successo, si cambia scenario: è stato lo spettacolare ghiacciaio del Monte Rosa a fare da cornice a Danilo in questa prova di alpinismo che l’ha visto impegnato in un dislivello da + 3.400 mt a – 3.400 mt percorso in meno di 24 ore.

Partito alle 23.40 di mercoledì 29 luglio da Gressoney Saint Jean, ha raggiunto alle 5.00 del mattino il  Rifugio  Mantova  a  quota  3.498  mt  s.l.m.  (www.rifugiomantova.it).  Dopo  una  breve  sosta, intorno alle 6.15, ha ripreso la salita verso la Capanna Regina Margherita, a quota 4.554 mt s.l.m., raggiungendo poi la cima Zumstein a 4.563 mt slm, alle 11.15. Raggiunta la meta, Danilo ha iniziato subito la discesa per Gressoney Saint Jean, dove è arrivato alle 22.50.

“Anche questa è andata. Ho raggiunto il mio obbiettivo di salire e scendere in 24 ore, partendo da Gressoney Saint Jean (1.380 mt slm), senza ausili meccanici. Sono un po’ provato con dolori alle gambe, qualche vescica ai piedi e mal di schiena, fastidi prevedibili. Ho avuto qualche momento di difficoltà dovuto al sonno e alla stanchezza accumulata nei giorni precedenti. Sono, però, spiritualmente molto più carico. Mente, fisico e attrezzatura tecnica hanno risposto benissimo a questa prova.”

Un banco di prova, dunque, per testare il suo fisico, la sua mente e l’attrezzatura tecnica che Danilo si porterà in Africa per affrontare il maestoso Kilimanjaro, terza tappa del 7 Summit Solo Project, l’ambizioso progetto con cui Danilo Callegari si propone di raggiungere le sette vette più alte dei 7 Continenti unendo all’impresa alpinistica vera e propria altrettante sfide di outdoor estremo.

‘Africa Extreme’ vedrà Callegari nuotare per 50 km nell’oceano Indiano da Zanzibar fino alla costa, da lì – attraverso la savana – percorrere una maratona al giorno per 27 giorni per raggiungere le pendici del Kilimanjaro che poi scalerà senza l’ausilio di campi intermedi, ossigeno e portatori fino a raggiungere la vetta per poi ridiscendere l’altro versante.

Proprio  per  affrontare  questa  sfida  al  limite  dell’impossibile  Callegari  ha  iniziato  da  mesi un’intensa  e  specifica  preparazione,  assistito  da  un’equipe  speciale  –  dal  dottor  Giulio  Roi, direttore del centro studi Isokinetic all’ex campione di nuoto Marco Bellino; dal nutrizionista Antonio Benetti al maestro di yoga indiano Raju Paithankache – che l’ha portato al test in acqua di Lignano, prima vera prova per verificare l’efficacia del lavoro svolto in questi mesi.

DANILO CALLEGARI SI TESTA IN ALTA QUOTA PER LA SECONDA PROVA IN VISTA DI “AFRICA EXTREME 2015”

Gressoney, 22 luglio 2015 – Al via, tra il 29 e il 30 luglio, il secondo test, questa volta in alta quota, dell’alpinista esploratore Danilo Callegari in preparazione di “Africa Extreme 2015”, l’incredibile avventura che nel prossimo ottobre vedrà nuovamente protagonista il wild iron man friulano.

Dopo il primo test sui 20 km a nuoto (10,7 miglia) a Lignano Sabbiadoro, riuscito con grande successo, si cambia scenario: sarà lo spettacolare ghiacciaio del Monte Rosa a fare da cornice a Danilo in questa prova di alpinismo che lo vedrà impegnato in un dislivello da + 3.000 mt a – 3.000 mt da percorrere in meno di 24 ore.

La prova è prevista con partenza nella notte del 29 luglio da Gressoney La Trinitè fino al Rifugio Mantova a quota 3.498 mt s.l.m. ( www.rifugiomantova.it) per proseguire, dopo una breve sosta, verso la Capanna Regina Margherita, che, con i suoi 4.554 mt s.l.m. sulla punta Gnifetti, detiene il primato di rifugio alpino più alto d’Europa. Raggiunta la meta, Danilo inizierà subito la discesa per raggiungere di nuovo Gressoney nella serata del 30 luglio.

Un banco di prova per testare il suo fisico, la sua mente e l’attrezzatura tecnica che Danilo si porterà in Africa per affrontare il maestoso Kilimanjaro, terza tappa del 7 Summit Solo Project, l’ambizioso progetto con cui Danilo Callegari si propone di raggiungere le sette vette più alte dei 7 Continenti unendo all’impresa alpinistica vera e propria altrettante sfide di outdoor estremo.

‘Africa Extreme’ vedrà Callegari nuotare per 50 km nell’oceano Indiano da Zanzibar fino alla costa, da lì – attraverso la savana – percorrere una maratona al giorno per 27 giorni per raggiungere le pendici del Kilimanjaro che poi scalerà senza l’ausilio di campi intermedi, ossigeno e portatori fino a raggiungere la vetta per poi ridiscendere l’altro versante. Proprio per affrontare questa sfida al limite dell’impossibile Callegari ha iniziato da mesi n’intensa e specifica preparazione, assistito da un’equipe speciale – dal dottor Giulio Roi, direttore del centro studi Isokinetic all’ex campione di nuoto Marco Bellino; dal nutrizionista Antonio Benetti al maestro di yoga indiano Raju Paithankache – che l’ha portato al test in acqua di Lignano, prima vera prova per verificare l’efficacia del lavoro svolto in questi mesi.