TRENTADUESIMO GIORNO

Cari amici, vi scrivo dopo un’intensa settimana di bicicletta dedicata alla scoperta delle bellezze naturali nell’estremo sud dell’Ucraina. Oggi ho raggiunto con 130 chilometri, la cittadina di Krasnoperokopsk, porta d’uscita della Crimea.

In questa settimana ho avuto modo di conoscere e scoprire luoghi emozionanti e suggestivi… dal Mar Nero in giorni pacifico ed in altri burrascoso alla bellezza delle montagne ricoperte di fitta vegetazione dai mille colori, dai caratteristici villaggi affacciati sul mare alle stupefacenti scogliere calcaree strapiombanti.

Ho deciso di percorrere questo particolare itinerario consapevole delle dure salite che avrei dovuto affrontare ma vi posso assicurare che tutte le fatiche di questi giorni sono state di gran lunga ripagate da mille momenti magici, mille bellezze incantevoli di questi luoghi. Per non parlare della gente, sempre cordiale e disponibile nel dare un’informazione e spesso incuriosita dal mio passaggio.

Ho incontrato sole, pioggia, freddo, vento… un clima molto variabile che mi ha regalato la possibilità di scattare fotografie straordinarie. La bellezza e l’intensità dei colori nella fotografia di “paesaggi” è data prevalentemente dal meteo della giornata. Spesso dopo un temporale o al ritorno del sereno i paesaggi risultano diversi. Più spettacolari.

L’aspetto religioso/culturale ha avuto un’importante alternanza lungo questa via. Moschee e chiese ortodosse mi hanno permesso di conoscere più da vicino il modo in cui certe culture riescono a convivere. Ho incontrato e conosciuto la popolazione tatara, una minoranza in Ucraina che vive prevalentemente in Crimea trovando nel villaggio di Bakhchysaray la “sede” principale in quanto ex capitale dei khan tatari.

Raggiunta l’importante città marittima di Sevastopol, ho avuto l’occasione di essere intervistato da un’importante televisione ucraina interessata a questa mio viaggio attraverso la loro terra.
 Come ho scritto all’inizio di questa pagina, con oggi lascio la Crimea lasciando quindi per un po’ il mare infatti mi trovo a pedalare attraverso stupende distese che si perdono all’orizzonte, sto parlando dell’ultima vera steppa rimasta in tutta Europa.

Grandi spazi dove vivono in libertà molti animali. In questo particolare ambiente, un tedesco, molti anni fa è riuscito ad importare animali dall’Africa come zebre, bufali, gazzelle… e creare così un’importante riserva naturale.

Con questo vi saluto dandovi appuntamento alla prossima…
Grazie come sempre a tutti per il sostegno.

Danilo

VENTICINQUESIMO GIORNO

Ecco il mio primo reportage dall’Ucraina, più precisamente dalla bellissima terra di Crimea.
Fortunatamente sono riuscito a passare illeso e senza complicazioni il confine di stato.
A questo punto posso dichiarare archiviato il capitolo Russia. I militari al confine si sono limitati a controllarmi i bagagli in maniera sommaria “sganciandomi” pure qualche sorriso (cosa incredibile da un soldato russo!). Mezz’ora di traghetto mi ha permesso di sbarcare in Ucraina.

Per quel poco che sono riuscito a percepire fino ad oggi posso dire che questo popolo sia più aperto di quello che ho lasciato, diciamo che tende ad essere più loquace. Il meteo ieri ed oggi non è stato clemente… vento forte e pioggia. Ho comunque avuto modo di apprezzare una terra di confine isolata e desolata. Una vera e propria steppa a ridosso del Mar Nero.

Luoghi affascinanti dove pascolano mandrie e dove i venti scorrono senza ostacoli.
I colori dell’autunno ormai inoltrato si vedono su ogni albero… foglie dal colore marrone ocra all’arancio acceso danno vita ai miei occhi.

Questa notte l’ho passata all’interno di un ex manicomio sovietico ora adibito ad una specie di ricovero per malati anche se le sue pessime condizioni mi facevano pensare che venisse utilizzato da anni!!!

Purtroppo non è sempre così facile e scontato riuscire a farmi ospitare a casa di qualcuno, intendo anche in giardino con la mia tenda. Una differenza abissale con l’esperienza sudamericana dove la gente non aveva alcun tipo di pregiudizio nei miei confronti. Qui noto molto distacco e spesso una grande difficoltà ad “accettarmi”.

Sono comunque felice, questa per me è un’avventura. Continuerò con entusiasmo e serenità questo splendido viaggio attraverso terre geograficamente abbastanza vicine a noi ma estremamente lontane come livello e stile di vita.

Danilo

VENTIDUESIMO GIORNO

L’asfalto scorre sotto le ruote, pedalata dopo pedalata i chilometri aumentano lentamente insieme alla stanchezza… componente sempre presente e straordinaria compagna di viaggio. Sto procedendo verso ovest e domani mi porterò sulla costa del Mar Nero dove raggiungerò l’Ucraina.

Un nuovo Paese mi sta aspettando, una nuova cultura, una nuova lingua, altri modi di vivere, altri cibi… 
Lascerò quindi definitivamente l’immensa Federazione Russa, lascerò l’Elbrus, lascerò la stupenda catena montuosa del Caucaso, lascerò le straordinarie popolazioni caucasiche che tanto mi hanno dato.

Una parte di me resterà qui tra queste montagne e queste steppe desolate della Russia sud-occidentale.
 Ogni volta che si lascia un Paese, pur avendo la voglia e la curiosità di conoscere il prossimo, un senso di vuoto e di nostalgia rimane… un senso quasi amaro.

In questi settecento chilometri percorsi fino ad oggi ho imparato a vivere e rispettare le più svariate persone incontrate lungo il percorso. Un miscuglio di culture e religioni diverse che spesso e volentieri faticano a convivere dando pretesti il più delle volte futili per creare guerre e conflitti. Settecento chilometri “vissuti” per strada, sulla strada.
 Uomini e donne mi hanno aiutato, mi hanno offerto un piatto caldo e un letto dove dormire.

Popolazioni stravaganti per molti aspetti ma estremamente disponibili e capaci di regalare moltissimo da un punto di vista umano.
 Malgrado i forti venti contrari in questi ultimi giorni, la monotonia di un paesaggio spesso triste, il marcato stile sovietico presente in ogni struttura… malgrado i dolori ai muscoli, malgrado il freddo che durante il giorno entra dentro le ossa, malgrado gli infiniti camion che come pazzi mi sfrecciano a pochi centimetri di distanza… posso solo che dire: grazie Russia.

Da domani vi scriverò dalla bellissima terra di Crimea… zona ricca di storia dove diverse culture si intrecciano e si mescolano dalla notte dei tempi.

Nuove avventure quindi mi attenderanno… A presto amici miei.

DICIASSETTESIMO GIORNO

Anche oggi ho concluso il mio “lavoro” quotidiano: pedalare.
Mi trovo nella cittadina di Armavir. Per essere il terzo giorno di bicicletta non mi posso lamentare, riesco a portare avanti il programma che mi sono prefissato e i chilometri scorrono velocemente sotto le mie ruote.

Le strade sono ben asfaltate anche se tremendamente monotone. Piano piano mi sto abituando a convivere con questo popolo molto particolare. La notte appena passata ho alloggiato in una topaia e ora mi trovo in un hotel (l’unico che abbia riconosciuto come tale) in centro città. Dalle stalle alle 3 stelle…

Auto impazzite che tutto il giorno mi sfrecciano accanto, si passa da vecchie e sgangherate Lada a Mercedes, BMW e Audi tutte sopra i centomila euro di valore. Anche questo è Russia.
Due giorni di nebbia, pioggerella e freddo mi hanno accompagnato fino ad oggi dove cielo sereno e una fresca brezza mi hanno dato il buongiorno. Da una città all’altra solo campi… sconfinate distese! La strada, lunga e piatta insieme a gasdotti sono le uniche due forme in grado di “spezzare” queste immense praterie tipiche della steppa russa.

Domani continuerò a puntare a nord e da dopodomani la mia direzione di marcia cambierà verso ovest, verso la Crimea.

Alla prossima amici miei,
Danilo

DODICESIMO GIORNO – ELBRUS CONCLUSIONE

Cari amici, vi scrivo da una stanzetta di hotel situato nel piccolo villaggio di Cheget alle pendici del monte Elbrus.
 Ieri sono sceso da questa splendida e gelida montagna a due “coni”, un’intera settimana passata con l’obiettivo di raggiungerne la cima.
 Ho trovato più giorni di tempo pessimo e qui è normalità, non per niente questa montagna risulta difficile da scalare da un punto di vista prevalentemente climatico. Durante i miei studi, le ricerche varie che nei mesi ho effettutato in merito alle difficoltà oggettive, tutte parlavano di grandi problematiche legate al clima (basse temperature, venti forti e assenza di visibilità); ovviamente un conto è leggere o ascoltare testimonianze, altro è vivere le situazioni in prima persona e per di più soli.

Sinceramente ero un po’ incredulo fino al punto che non ci ho “sbattuto il naso”. Incredibile è come, nel giro di pochissimi minuti, ci si trovi davanti ad un muro bianco di nebbia, nuvole e neve alzata dai forti venti gelidi al punto da non riuscire a vedere oltre due metri davanti ai nostri piedi. Una vera e propria sensazione di tuffarsi dentro l’ignoto. 
Unico modo di procedere: attraverso GPS.

In molti momenti credevo di impazzire, davanti a me il nulla totale, non vedevo niente e le possibilità di perdersi, sbagliare percorso potevano portarmi alla morte come è successo a molti alpinisti proprio in questa montagna e parlo di alpinisti con esperienza Himalayana.

I “barrels”, che ho definito come il mio campo base, li ho raggiunti prima attraverso una vecchia e maltenuta cabinovia e poi salendo un sentiero due volte per portarmi su tutto il materiale fino a quota 3.700 metri. 
Inizialmente ho dormito in una vecchia costruzione semidistrutta dove freddo e vento convivevano perfettamente, successivamente ho alloggiato all’interno di uno dei “barrels”.

Da questo punto mi sono portato a quota 4.100 metri al mio Campo 1 dove con due salite/discese mi sono portato tutto il materiale per sopravvivere più giorni.
 Il programma prevedeva un campo alto a quota 4.800 metri, il campo 2, che ho evitato per motivi di elevato rischio valanghe dal momento in cui era caduta molta neve rendendo il versante instabile.

Dal campo 1 sono quindi partito direttamente alla volta della cima dell’Elbrus. Partito alle ore 4.20 am locali in sette ore ho raggiunto l’agognata vetta, il tetto d’Europa.
 Per ben cinque ore circa venti fortissimi e freddo intenso mi hanno tenuto compagnia rendendo difficoltosa la scalata anche se devo ammettere di aver potuto ammirare la più bella alba della mia vita.
Una palla di fuoco che lentamente, salendo, illuminava l’intera catena montuosa caucasica.
 Momenti dove ci si rende conto della bellezza della Natura. Un Natura estrema in grado di regalare emozioni e sensazioni uniche.
 Oltre i 4.800 metri ho avuto serie difficolta nel procedere causa problemi respiratori. Ero inconsapevole del motivo dal momento in cui non mi trovavo a quote altissime ma le sensazioni erano le stesse come se mi trovassi a 7.000 metri.

Successivamente ho saputo che la cause di queste mie difficoltà respiratorie erano da collegate ai “gas” che fuoriescono dall’Elbrus, essendo questo un vulcano dormiente.
 Il raggiungimento della cima è stata un’emozione incredibile, una vista mozzafiato su tutta la catena montuosa fino alla vista del Mar Nero.
 Ovviamente non ci sono parole per descrivere certi momenti, intimi con me stesso e questa Natura che tanto mi sta regalando in questi anni.
 Ora l’obiettivo rimasto è di rientrare a casa in sella alla mia bicicletta.

Con questo vi saluto ma soprattutto vi ringrazio di cuore tutti voi miei cari sostenitori.
Un abbraccio,
Danilo.

DECIMO GIORNO – ELBRUS

Messaggio inviato da telefono satellitare:

Oggi alle ore 11:30am locali ho raggiunto con grande fatica il tetto d’Europa, 5.642 metri: il Monte Elbrus.

Un saluto a tutti,
Danilo

NONO GIORNO – ELBRUS

Messaggio inviato da telefono satellitare:

Domani mattina, alle 04:00am locali (02:00am italiane), approfitterò di una finestra di tempo sereno per tentare la cima del monte Elbrus. Le condizioni meteo sono migliori rispetto ai giorni precedenti comunque c’è sempre molto freddo e il vento non manca mai.

Oggi sono andato fino a 4.700 metri e sono rientrato al Campo1 a 4.100 metri per l’acclimatamento in vista del tentativo alla vetta. Sono molto concentrato per domani e spero di aggiornarvi con notizie dalla cima.

A presto,
Danilo

SETTIMO GIORNO

Messaggio inviato da telefono satellitare:

Vi scrivo dal Campo 1 per dirvi che qui non smette di nevicare e ogni notte le raffiche di vento non mi fanno chiudere occhio. La notizia positiva è che il tempo sta migliorando e se tutto andrà per il meglio tra sabato e domenica tenterò di raggiungere la cima del monte Elbrus.
A causa del cattivo tempo c’è un alto pericolo valanghe che mi impedisce di allestire il
Campo 2 a 4.800 mt quindi tenterò l’ascesa alla cima direttamente da 4.100 mt.

Spero di aggiornarvi presto con notizie più confortanti.

Un saluto a tutti,
Danilo

QUINTO GIORNO

Messaggio inviato da telefono satellitare:

Finalmente ho risolto il problema con il telefono satellitare e posso aggiornarvi sull’ascesa del monte Elbrus. Mi trovo al Campo Base a 4.061 mt e le condizioni meteo sono pessime.
Stamattina ho portato buona parte dei materiali al Campo 1 e sono rientrato poi al Campo Base. Fa molto freddo e tira una vento incredibile. Ieri notte una piccola bufera ha depositato circa un metro di neve.

Le condizioni sono peggiori rispetto all’Aconcagua e ad oggi non so cosa mi attenderà per i prossimi giorni.

Un saluto a tutti

TERZO GIORNO

Tra ieri e oggi posso proprio dire di essermi riposato e in parte di aver recuperato le ore di sonno perse prima, per i preparativi alla partenza e poi per la notte passata tra il primo volo, le ore di attesa all’aeroporto di Mosca e il secondo volo.

Oggi il meteo qui è stupendo, sole pieno e vento leggero.

Mi trovo nel cuore del Caucaso, precisamente nella regione di Kabardino-Balkaria a ridosso del confine con la Georgia. L’enorme sagoma dell’Elbrus si staglia davanti a me… mi trovo sotto la sua base. Un massiccio di neve e ghiaccio spazzato costantemente da venti incessanti. Una montagna fantastica di grandi dimensioni non per niente in lingua balcara l’Elbrus viene chiamato “Mingi-Tau” che significa “migliaia” vale a dire molto grande.

La gente del posto non è molto socievole a primo impatto ma poi, conoscendola meglio, vivendo con loro posso dire che sono persone disponibili ed accoglienti anche se un po’ “fredde” ma ovviamente è parte della loro cultura. Per tutta la mattinata ho controllato i materiali oltre ad aver selezionato ciò che porterò con me sulla montagna e ciò che lascerò qui.

Domani in tarda mattinata un mezzo verrà a prelevarmi e mi porterà alla base di una vecchia seggiovia con la quale poi raggiungerò la “Stazione Mir”, il mio Campo Base. Da questo punto inizierà la vera e propria scalata alla montagna più alta d’Europa.

Purtroppo ho dei problemi di collegamento con il satellitare quindi al momento non riesco a garantire il collegamento durante la settimana che mi vedrà impegnato a nell’ascesa. Spero di riuscire a risolvere questo fastidioso problema.
Questa sera mi vedrò con Dasha per delineare gli ultimi dettagli sulla salita e sulla discesa, i tempi e modi per un eventuale recupero, ecc. Qui sotto ho inserito alcune foto sulla zona nella quale mi trovo.

Un forte abbraccio a tutti voi che mi seguite, ci risentiremo tra circa una settimana e magari con una bella foto di vetta.

PS: troverete tutte le mie foto nella gallery