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VENTISETTESIMO GIORNO
Eccomi tornato. Dall’ultima volta che ho scritto direttamente sono passate ormai due settimane. Due settimane vissute al massimo. Una traversata questa davvero dura e difficile da molti punti di vista. Il Titicaca di lago ha solo l’acqua dolce. E’ un mare a tutti gli effetti. Immenso, con orizzonti piatti senza fine, un moto ondoso tipico del mare e a tutto questo va aggiunto un fattore di notevole importanza: la bassa temperatura dell’acqua. Nel mese di ottobre, questo lago ha ucciso quattro persone rovesciando le imbarcazioni e uccidendo per ipotermia. Quindici giorni di navigazione con una media che oscillava dalle 6 alle 8 ore di permanenza in acqua al giorno. Mi hanno fatto conoscere questo importante lago in ogni sua forma ed espressione, dalle più tranquille alle più violente con temporali che scaricavano saette in acqua. Situazioni al limite che mi hanno permesso di spostare in avanti i miei limiti. Forti dolori alle braccia, spalle e schiena mi hanno accompagntato lungo tutto il percorso, per non parlare dei lividi da strofinamento della muta sulla pelle. Sotto le ascelle e tra braccio e avambraccio ero in carne viva. Ma l’utilizzo della muta era fondamentale in caso di rovesciamento sarei sopravissuto minuti preziosi in più. Ero consapevole che se fossi finito in acqua in alcuni punti lontano parecchi chilometri dalla costa mi sarebbe costato la vita. Sarei morto per ipotermia. La Natura non perdona. In questi casi la testa è tutto. Sono sempre rimasto tranquillo, ho fatto il mio e ho cercato di farlo nel migliore dei modi controllando sempre i materiali fino alla nausea, compiendo ogni giorno le stesse manovre. La canoa, il mezzo principale di questa traversata, si è comportata benissimo. E’ la prima volta che un uomo solo ha effettuato una traversata di questo tipo per di più su una canoa monoposto gonfiabile. Tutti i locali temono questo lago. Uno dei problemi che mi ha fatto preoccupare di più è l’escursione termica alla quale la canoa veniva sottoposta. Di giorno verso le 10.00/11.00 la temperatura toccava e superava i 30°C al sole mentre di notte scendeva anche a -10°C. Questo fattore metteva a rischio la tenuta delle valvole pricipali creando microfratture alle camere. La mia paura era che da un momento all’altro nel mezzo del lago, queste valvole scoppiassero al dilatarsi. Ma oltre alla permanenza in acqua ho vissuto anche a terra, tutti i pomeriggi e le notti. Al massimo per le 12.00 dovevo uscire dall’acqua perchè il moto ondoso aumentava a dismisura e quindi anche i rischi. Per questo motivo la sveglia suonava prima dell’alba, verso le 03.45am. Il freddo dell’aria e dell’acqua a quelle ore, credetemi, era atroce. Ho vissuto con pescatori, agricoltori e allevatori. Gente umile, molto povera economicamente ma ricchissima dentro. Ho seguito i loro consigli, le loro dritte. I pescatori e gli Uros sono coloro che meglio conoscono il lago. Vivono sul lago, con il lago e per il lago. Per me mangiare i pesci che loro pescavano, le patate che coltivavano e la carne che allevavano è stato un vero onore. Prima ho parlato di Uros, beh un grande piacere per me è stato passare con loro una giornata e una notte. Sono un popolo indigeno che vive su isole galleggianti fatte di canneti da loro stessi nei secoli. Sono uno dei popoli più antichi rimasti sulla Terra. Da loro ho appreso molto su questo lago. Oltre a queste straordinarie popolazioni ha anche avuto un incontro ravvicinato con dei contrabbandieri/pescatori abusivi che convinti fossi una spia del governo mi hanno portato forzatamente a riva e fatto mille domande, controllato il passaporto e in definitiva ho perso più di un ora per poi riprendere il largo. Avrei altre mille cose da raccontare ma rischio di dilungarmi troppo, quindi mi fermo qui.
Come sempre vi ringrazio tutti di cuore per il sostegno e l’aiuto che mi state dando.
Un anziano saggio Uros prima di mettermi in acqua mi disse: “Giovane, non sfidare la Natura”.
Io gli risposi: “Non sfido la Natura, sfido me stesso”.
DICIANNOVESIMO GIORNO
Messaggio inviato da Danilo via Telsat:”sono a 8km dal confine boliviano. Domani entrerò in acque boliviane,la fine è sempre più vicina. Sto spingendo al massimo”
QUATTORDICESIMO GIORNO
Messaggio pervenuto dal telefono satellitare di Danilo Callegari.
“Quarto giorno di navigazione, lago molto mosso, vento forte da Sud, acqua gelida, fatico a procedere. Sono in balia delle onde, imbarco acqua da prua, sto resistendo. Spingo al massimo, ore 7.30 am locali.”
UNDICESIMO GIORNO – Puno
Domani lascerò questa bella cittadina per intraprendere la traversata integrale del lago Titicaca. Quasi tutta la giornata l’ho dedicata ai materiali, decidere quali portare e quali lasciare qui. Poi ho gonfiato la canoa e ho fatto una prova di carico con tutti i materiali stivati. Devo dire che sembra tanto una scialuppa in mano ad un naufrago. Corde, ragni elastici e moschettoni ovunque per mantenere fermo il materiale. Fatto tutte le prove del caso sono uscito per fare il pieno di benzina alla bombola per il fornello e di strada ho comprato 6 litri d’acqua, la scorta necessaria per bere e cucinare i miei cibi liofilizzati.
Sono appena rientrato… mi sono regalato una buona cena a base di avocado e alpaca.
Prevedo che la traversata durerà circa due settimane.Darò mie notizie appena rientrerò a Puno.
Un saluto a tutti.
DECIMO GIORNO – PUNO S 15°50’234″ W 070°01’395″
Ciao a tutti rieccomi… La prima cosa che mi sento in obbligo di fare è di ringraziarvi di cuore per il sostegno che mi state dando attraverso sito e social network. Ora come avrete letto sopra ho raggiunto Puno, la cittadina sul lago Titicaca, il punto di partenza per l’attraversata in canoa. Sono passati ormai dieci giorni da quando ho messo piede in terra sudamericana e di fatiche ne ho già fatte abbastanza. Il percorso in bicicletta fino a qui è stato più duro di quanto mi aspettassi, ho raggiunto la quota massima di 4.528 metri ( Crosero Alto ) con molta fatica anche perchè in un giorno sono salito di 1.300 metri in 35 km portandomi dietro un carico di 60 kg. Comunque ambienti e scenari naturali spettacolari hanno ripagato la gran fatica. La gente è cordiale, curiosa quando mi vede con tutte quelle borse e quel materiale sulla bici ed estremamente disponibile ad aiutare anche se spesso sotto richiesta di un piccolo contributo in denaro. Ho dormito nei posti più assurdi… in case di fango dove l’unica fonte di energia elettrica la dava il mio pannello solare, in stazioni di polizia, in tenda sulla pampa peruviana battuta da venti freddissimi e violenti. Per non parlare degli animali che mi tengono compagnia ogni giorno… lama, alpaca, guanaco, pecore, fenicotteri rosa, rapaci e tanti altri. Diciamo che per essere qui da soli 10 giorni ho cominciato bene. Avrei da raccontare altre mille cose… i bambini che mi corrono dietro per chiedermi caramelle, i sorrisi della gente quando mi vede passare, i mille saluti dei camionisti quando mi incrociano per strada… gente che con poco si accontenta… gente che apprezza ogni singola cosa che la Natura regala ogni giorno. Ora ho parcheggiato la mia amata bicicletta per sostituirla con la canoa, dopodomani appunto inizierò la traversata integrale del lago Titicaca superando il confine con la Bolivia.
Ancora un grazie immenso a tutti. Un saluto dal Perù.