CINQUANTADUESIMO GIORNO
Ho raggiunto la cittadina di Calama, Cile. É stata dura. Il programma che avevo ipotizzato prevedeva il raggiungimento di questo punto in cinque giorni dopo aver oltrepassato il confine. Cause di forza maggiore, come clima ed ambiente mi hanno visto costretto a coprire l’intera distanza in tre giorni con tappe forzate di oltre ottanta chilometri a giorno in terreni e piste molto difficili. La mappa e le risposte della gente incontrata ad Ollague mi confermavano la presenza di diversi villaggi lungo il percorso con acqua e cibo. Per questo motivo ho deciso di partire relativamente scarico sia di acqua che di cibo. É risultato un grave errore. Sono partito con due litri d’acqua, mezzo litro di coca-cola, un pacchetto di wurstel e due scatolette di tonno (l’expedition food é stato calcolato per il tratto di deserto da San Pedro de Atacama alla costa quindi intoccabile). Dopo trentotto chilometri raggiungo il primo villaggio accorgendomi amaramente che era disabitato. Una vecchia stazione ferroviaria abbandonata. Cosí per gli altri. Centri minerari lasciati allo sbando. Alla fine del primo giorno avevo giá finito le scorte da bere e credetemi, il deserto di Atacama non perdona nessuno. L’ariditá che ho incontrato nel mezzo fa paura. La disidratazione é un problema reale e presente in questi luoghi resi cosí estremi non solo dalle alte temperature di giorno e basse di notte, ma dal vento infernale che spazza di continuo le distese desolate muovendo grandi volumi di sabbia fine come la polvere che si infiltra ovunque; un altro fattore che rende la vita quasi impossibile é il tasso di umiditá pari allo 0 %. In vita mia non ho mai provato una sensazione simile e di deserti ne ho visti e provati diversi. Ma tutti questi fattori ambientali uniti insieme formano un cocktail micidiale.
Oltre che forzare la marcia e ridurre le tappe da cinque a tre, essendo rimasto senza nulla da bere mi sono trovato costretto a riempire l’intera bottiglietta, prima destinata alla coca-cola, della mia urina. Ieri e oggi quindi, la mia alimentazione é stata di una scatoletta di tonno e urina. Ció che conta é che ora sia qua a scrivere. Sono sopravissuto in un ambiente che mi ha letteralmente spiazzato. Lo ripeto, in questo deserto c’é un’ariditá micidiale. Giorno e notte ti “prosciuga”. Ho pedalato su delle piste sabbiose tra le montagne, con fondi pietosi, chilometri e chilometri di salite a quote oltre i 3.500 metri. La sabbia spostata con violenza dal vento mi costringeva spesso a trattenre il respiro, a chiudere gli occhi malgrado l’utilizzo continuo di occhiali da sole. Un ambiente tanto estremo quanto straordinariamente magico. Tra montagne immense, vulcani fumanti, distese inifinite di sabbia color ocra e la notte é in grado di regalare sfondi stellati unici al mondo grazie appunto all’assenza di umiditá. Questi ultimi giorni mi hanno insegnato molto su questo ambiente. Sono carico e felice, il viaggio continua meglio che mai. Tra due giorni raggiungeró San Pedro de Atacama attraverso una strada asfaltata e poi mi attenderanno otto o dieci giorni nel cuore del deserto, isolato ma “preparato” e convinto nel raggiungere le coste del Pacifico. Ci risentiremo quindi tra due giorni. Grazie a tutti voi che mi seguite. A presto.