Eccomi tornato. Dall’ultima volta che ho scritto direttamente sono passate ormai due settimane. Due settimane vissute al massimo. Una traversata questa davvero dura e difficile da molti punti di vista. Il Titicaca di lago ha solo l’acqua dolce. E’ un mare a tutti gli effetti. Immenso, con orizzonti piatti senza fine, un moto ondoso tipico del mare e a tutto questo va aggiunto un fattore di notevole importanza: la bassa temperatura dell’acqua. Nel mese di ottobre, questo lago ha ucciso quattro persone rovesciando le imbarcazioni e uccidendo per ipotermia. Quindici giorni di navigazione con una media che oscillava dalle 6 alle 8 ore di permanenza in acqua al giorno. Mi hanno fatto conoscere questo importante lago in ogni sua forma ed espressione, dalle più tranquille alle più violente con temporali che scaricavano saette in acqua. Situazioni al limite che mi hanno permesso di spostare in avanti i miei limiti. Forti dolori alle braccia, spalle e schiena mi hanno accompagntato lungo tutto il percorso, per non parlare dei lividi da strofinamento della muta sulla pelle. Sotto le ascelle e tra braccio e avambraccio ero in carne viva. Ma l’utilizzo della muta era fondamentale in caso di rovesciamento sarei sopravissuto minuti preziosi in più. Ero consapevole che se fossi finito in acqua in alcuni punti lontano parecchi chilometri dalla costa mi sarebbe costato la vita. Sarei morto per ipotermia. La Natura non perdona. In questi casi la testa è tutto. Sono sempre rimasto tranquillo, ho fatto il mio e ho cercato di farlo nel migliore dei modi controllando sempre i materiali fino alla nausea, compiendo ogni giorno le stesse manovre. La canoa, il mezzo principale di questa traversata, si è comportata benissimo. E’ la prima volta che un uomo solo ha effettuato una traversata di questo tipo per di più su una canoa monoposto gonfiabile. Tutti i locali temono questo lago. Uno dei problemi che mi ha fatto preoccupare di più è l’escursione termica alla quale la canoa veniva sottoposta. Di giorno verso le 10.00/11.00 la temperatura toccava e superava i 30°C al sole mentre di notte scendeva anche a -10°C. Questo fattore metteva a rischio la tenuta delle valvole pricipali creando microfratture alle camere. La mia paura era che da un momento all’altro nel mezzo del lago, queste valvole scoppiassero al dilatarsi. Ma oltre alla permanenza in acqua ho vissuto anche a terra, tutti i pomeriggi e le notti. Al massimo per le 12.00 dovevo uscire dall’acqua perchè il moto ondoso aumentava a dismisura e quindi anche i rischi. Per questo motivo la sveglia suonava prima dell’alba, verso le 03.45am. Il freddo dell’aria e dell’acqua a quelle ore, credetemi, era atroce. Ho vissuto con pescatori, agricoltori e allevatori. Gente umile, molto povera economicamente ma ricchissima dentro. Ho seguito i loro consigli, le loro dritte. I pescatori e gli Uros sono coloro che meglio conoscono il lago. Vivono sul lago, con il lago e per il lago. Per me mangiare i pesci che loro pescavano, le patate che coltivavano e la carne che allevavano è stato un vero onore. Prima ho parlato di Uros, beh un grande piacere per me è stato passare con loro una giornata e una notte. Sono un popolo indigeno che vive su isole galleggianti fatte di canneti da loro stessi nei secoli. Sono uno dei popoli più antichi rimasti sulla Terra. Da loro ho appreso molto su questo lago. Oltre a queste straordinarie popolazioni ha anche avuto un incontro ravvicinato con dei contrabbandieri/pescatori abusivi che convinti fossi una spia del governo mi hanno portato forzatamente a riva e fatto mille domande, controllato il passaporto e in definitiva ho perso più di un ora per poi riprendere il largo. Avrei altre mille cose da raccontare ma rischio di dilungarmi troppo, quindi mi fermo qui.
Come sempre vi ringrazio tutti di cuore per il sostegno e l’aiuto che mi state dando.
Un anziano saggio Uros prima di mettermi in acqua mi disse: “Giovane, non sfidare la Natura”.
Io gli risposi: “Non sfido la Natura, sfido me stesso”.
8 commenti su “VENTISETTESIMO GIORNO”
tanti tanti complimenti per quello che stai facendo Danilo!!! continua così che ce la farai sicuramente!! in bocca al lupo e un caloroso saluto da tutta bannia!!! non mollareeee!!!
Ciao Danilo. Ho letto con interesse il tuo reportage sul lago Titicaca, non pensavo fosse così insidioso. Un saluto mio e della prozia
Figliolo, qui inizia a far freddo e certo non ti invidiamo … in mezzo ai monti lassù … siamo certoi che questi mesi passera nno presto. Ti raccomandiamo in “alto” sempre e ti pensiamo nei momenti dei bagordi e di festa.
Saluti da tutti noi, equipe medica, infermieristica e para….i vari.
Ciao e FORZA !!!
Certo che da come lai raccontata non è un passeggiata di certo .
Comunque bravo e in gamba …aspetto i tuoi prossimi report .
Flavio
Grazie mille e no.. non molleró.. un saluto a Bannia che tanto mi manca
Ciao Mavis, ti ho risposto direttamente sulla tua mail.
Grazie e un saluto alla zia
Ciao Davide, grazie a tutti per il pensiero anch’io vi penso molto. Salutami tanto tutti.
Ciao caro Davidino 🙂
No Flavio, per niente. Pensavo che il Titicaca avesse piú aspetti di un lago che di un mare.. comunque ormai é passata ora diretti verso il Salar de Uyuni.
Ciaooooo
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